Non si era detto "settembre lento"?!? 🍂
Riflessioni sulla voce, Audiolibri al Buio a Milano con Mondadori, i nuovi dati di NielsenIQ per Audible sul podcast e chiacchiere assortite dal team di Mettiamoci la Voce 🗣️
Disse il Saggio…
Francesco Nardi
…o meglio, la Saggia!
Sì, perché mi riferisco a Maria Grazia.
Quante volte l’ho sentita dire, sono sicuro anche molti di voi, “Leggere non è recitare”!
Il suo contrario vale in maniera ancor più intuitiva, e questa evidenza mi abita in un ricordo di tanti anni fa quando cominciai a calcare le assi del palcoscenico una volta terminato il mio percorso di allievo teatrale (be’, prima o poi bisogna cominciare, no?)
Una delle prime mie esperienze fu la fortuna di essere diretto da una persona teatralmente molto preparata (diplomato allo “Stabile” e con alle spalle svariate tournée con compagnie professioniste). Fu bellissimo tradurre nella pratica di uno spettacolo vero quello che avevo imparato nei vari saggi… (intendo “vero” perché la gente pagava il biglietto per venire ad assistere. Che emozione… ma anche che responsabilità mista a una fifa bestiale!).
Ma è tutto oro ciò che recita?
Ovviamente no… Sul momento si trattava solo di una sottile perplessità. Nelle prove dello spettacolo c’era infatti un passaggio in cui due personaggi dovevano leggere (che volete farci? Era destino… 😉). Essendo uno di quei registi che tendono a mostrare lui per primo ai suoi attori come vorrebbe venga eseguita una battuta piuttosto che un’altra, giunti a quel punto lesse lui le due parti…
È proprio qui che arrivò la mia perplessità: d’accordo, io non mi occupavo ancora specificamente di lettura a voce alta (ve l’ho detto che questo aneddoto risale agli albori delle mie performance teatrali…), però già avvertivo un netto abbassamento della qualità della resa sonora rispetto al recitato. Com’era possibile? Sembrava una lettura… “scolastica” (altro termine saggio usato spesso da Maria Grazia e da tutti noi).
“Ah, ma certo, queste due pagine di copione sono giusto un “così”… Il regista, non ci si impegna nemmeno! Si tratta giusto di un passaggio…”, mi dissi io, in sostanza.
Però… Però accadde che dopo il debutto l’altro attore preannunciò che non avrebbe potuto essere presente a una replica per una causa di forza maggiore (documentata… Sennò, sarebbe stato fatto a pezzi e pure con un mio valente contributo).
Panico per tutti… Ma non certo per il nostro esperto regista! “Vorrà dire che lo sostituirò io, nessun problema”. Ora, potete immaginare l’emozione: avrei recitato con un professionista quand’io ero ancora un imberbe pivello senza arte e solo con quella parte!
Alle prove per quella specifica data in cartellone, neanche a dirlo, la parte della lettura di fatto la si salta…
La faccio breve. Inizia lo spettacolo e arriviamo come da programma al passaggio delle due pagine lette dai due protagonisti… Nello specifico. era il mio personaggio che iniziava. Dopo un poco, attacca lui… Ebbene, meno male che ai tempi non c’erano cellulari ovunque che filmavano ogni cosa perché io devo aver fatto una faccia… ma una faccia, che il mio personaggio di quella pièce me lo rimprovera ancora ora!
Non ci potevo credere: leggeva come ci aveva mostrato alla prima prova… Lui, un attore professionista!
Già, ma “Leggere non è recitare”…
Sei proprio Saggia, MG! 😉
Gli italiani e il podcast: i nuovi dati Nielsen
Sandro Ghini
Riporto i dati principali della ricerca NielsenIQ per Audible di settembre 2024 e, per i nostri academist, ho preparato un laboratorio di podcasting extra giovedì 26 settembre per approfondirli e commentarli in ottica didattico-commerciale.
La ricercastabilisce che 17,6 milioni di italiani hanno ascoltato podcast e audiolibri nell’ultimo anno.
● Dal 2018 a oggi gli ascoltatori di podcast sono cresciuti del +67%, passando dai 10,3 milioni ai 17,2 di quest’anno
● La durata di una sessione media di ascolto arriva a sfiorare i 25 minuti. Per il 48% degli italiani l’ascolto dei podcast è un appuntamento settimanale, mentre per l’11% è un’abitudine quotidiana
● Il multitasking, ovvero la possibilitá di fare altre cose mentre si ascolta, è il valore aggiunto che il 68% del campione riconosce ai podcast.
La ricerca NielsenIQ rileva che a crescere nel 2024 è anche il tempo dedicato all’ascolto di podcast. In media una sessione di ascolto dura quasi 25 minuti (+4 minuti rispetto allo scorso anno) e mediamente i podcast vengono ascoltati quasi 5 volte al mese.
Si ascolta prevalentemente a casa (72%), durante gli spostamenti (59%), soprattutto in macchina (36%), sui mezzi pubblici e camminando per strada (24%). Gli italiani amano ascoltare podcast di approfondimento (47%), di informazione (45%), di inchiesta (36%), di intrattenimento (34%) e di podcast true crime (29%).
Quando si dedicano all’ascolto preferiscono farlo prevalentemente in italiano (98%), anche se una buona percentuale (25%) ascolta anche in inglese.
Attualmente, chi abbandona un podcast lo fa perché lo trova noioso, oppure se ritiene che l’argomento trattato sia poco interessante o già conosciuto, e anche, in misura minore, se lo reputa superficiale o poco attendibile.
Tra le ragioni di chi invece non ascolta affatto podcast figura la preferenza di altre modalità di informazione e intrattenimento (62%), la non conoscenza del mezzo (24%) e il non trovare titoli di proprio interesse (8%).
Quest’ultima in forte calo rispetto al 2023 (21%) a riprova della grande dinamicità del settore e dell’enorme lavoro di produzione di contenuti in linea con il gusto e le aspettative del pubblico.
Può la bellezza nascere dalle ceneri?
Valentina Ferraro | La Musifavolista
Chi non ha mai sentito la bruciante necessità di cantare, farà fatica a capire il dolore profondo che si prova quando non si riesce (più) a farlo. Ne ho parlato in una scorsa newsletter: sono alle prese con un recupero vocale dopo anni di fermo e alcuni problemi di salute, giusto per aggiornarti se non ci hai letto nei numeri scorsi.
Quando ti ritrovi a faticare a gestire i registri, a non tenere la nota, a sentir crollare il sostegno del diaframma, a calare -o stonare-, ad avere la voce che si spezza…ecco, tutto il senso di te si impolvera. E senti che qualcosa, dentro, si è arreso.
Ho passato mesi a fare gli esercizi della logopedista, a fare controlli, ad allenare il fiato e la voce, a darmi la carica e dirmi “sì, ce la posso fare” ma un giorno, quando Spotify ha pescato “My heart will go on” di Celine Dion da una playlist, ho sentito dentro un “crack”. Sono scoppiata a piangere: non avrei mai più cantato quella canzone, non ce l’avrei più fatta.
Quella è per me una canzone-simbolo; ti racconto perché e ti faccio sorridere: è la canzone che alle medie mi affidarono per il saggio di musica di fine anno.
L’avevamo preparata con il prof, per piano e voce, e dopo la scuola mi fermavo a provarla, sicura che nessuno dei miei compagni potesse sentirmi. Invece capitò che, proprio un mio compagno di classe stesse facendo allenamento in cortile in quel momento e, affacciandosi dalla finestra -aperta- verso l’aula, mi guardò stupito, mi fece dei gran complimenti per poi tornare a correre. Io volevo morire per la vergogna (nonostante mi avessero fatto dei complimenti, guarda come siamo assurdi noi esseri umani!!!) e mi resi conto di avere così tanta paura di cantare in pubblico che divenni totalmente afona una settimana prima del saggio e, ovviamente, non cantai.
Non ho mai più cantato quella canzone in pubblico. Ever1. L’unica persona ad avermi sentito provarla è mio fratello quando mi propose di farne la cover acustica mille vite fa, cover che -ovviamente- scartai dal repertorio. Anche negli anni migliori tra palchi, sale e studi, non cantai mai-mai-mai più quel brano.
Quando Spotify, l’estate appena trascorsa, mi ha ricordato che ora, quand’anche non mi fossi vergognata di cantarla come quando avevo 13 anni, non avrei più potuto cantarla se non avessi recuperato la voce, ho avuto un moto di sconforto.
E questo sconforto ho continuato ad ispessirsi ad ogni allenamento: ogni volta che scaldavo la voce, sentivo dentro un sibilo che mi suggeriva di “fare piano”, di “non fare rumore, non disturbare con i miei rantoli vocali”, e i miei blocchi aumentavano.
Poi è capitato che una nostra corsista e amica, ci abbia raccontato del suo rapporto peculiare con il microfono: con il suo gruppo fanno canti polifonici popolari e, quando le mettono davanti il microfono, si sente limitata dalla presenza di questo filtro, quasi come se dovesse “contenere” la voce per “stare dietro” al microfono.
Questa sua sensibilità mi ha rimbalzato dentro più e più volte, depositandosi su una ferita aperta: la voce è potere. E quando sentiamo di non avere potere, la voce si spegne.
Parlo spesso di potere personale in prospettiva arte-terapeutica agli altri…e io? Cosa stavo facendo? Stavo cedendo ad un momento di difficoltà, credendo di aver perso ciò che sono solo perché qualche cambiamento di vita mi stava impegnando in altri frangenti? Stavo simbolicamente censurando da sola il mio potere vocale perché faticavo ad affrontare alcune difficoltà legate alla mia auto-stima e alle mie (in)sicurezze?
Sottolineo la parola simbolicamente perché la parte fisica, fisiologica e medica del problema c’è ed è monitorata, ma la parte più sottile, legata alla nostra energia vitale e psicosomatica è altrettanto importante e determinante.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare perciò, anche se capivo a livello cognitivo che parte dei miei limiti dipendevano da me, faticavo comunque a “fare uscire” la voce in allenamento, spegnendo da sola il suono, contraendo il corpo, e strozzando il cantato in gola. Il problema della voce rifletteva (anche) parte di ciò che nella mia vita si era stravolto negli ultimi anni. Questa presa di coscienza ha ribaltato alcune prospettive interiori e mi ha aiutata ad affrontare con un nuovo spirito il recupero: in fondo, forse, qualche speranza potevo crearmela…no?
Finché un giorno Spotify (sempre lui!) ha deciso di farmi sentire un’altra canzone di Celine Dion, una che non conoscevo: Ashes.
Non so spiegartelo in altro modo, ma è successo che, da un giorno all’altro, mi sono ritrovata prima a canticchiarla e poi…a cantarla. Cantarla. Ed è successo senza che me ne rendessi conto, come svegliarsi da una dormita durante un concerto.
E quando mi sono resa conto che stavo cantando, ho ricominciato a piangere, ma stavolta di gioia (piango persino adesso mentre lo scrivo!), e sono rimasta sulle note di quella canzone per giorni, quasi non riuscissi a crederci.
Non è My Heart Will go On, ma è un nuovo simbolo per me, un simbolo di quella rinascita che è possibile solo quando capiamo profondamente che è ok sentirsi impotenti e non farcela. Che se anche cambiamo qualcuna delle nostre abitudini o tutte, ciò che siamo resta vivo dentro di noi, niente e nessuno può portarcelo via. Che quando seppelliamo l’ascia di guerra con i nostri limiti e ci avviciniamo alle nostre fragilità con mano gentile e cuore curioso, allora quei limiti possono espandersi.
Non ho più 13 anni, non canterò My Heart Will go On al saggio di fine scuola, non canto nemmeno più sui palchi, ma in quello spazio dentro di me nel quale il canto è vita, sapere di riuscire ancora a tradurre i sentimenti che provo in suono, è un tipo di gioia che auguro a tutti nella vita.
È come capire di essere sopravvissuti a qualcosa di davvero difficile, forse a un incendio, forse a sé stessi. È smettere di avere paura delle ceneri, e tirarne fuori bellezza.
Let beauty come out of ashes
Let beauty come out of ashes
And when I pray to God, all I ask is (All I ask is)
Can beauty come out of ashes?
Audiolibri al Buio
A proposito della cura e delle attenzioni degli editori, il Gruppo Mondadori ha organizzato una cosa fighissima, alla quale Valentina sarà ospite, il 23 settembre a Milano, in collaborazione con Fondazione Istituto dei Ciechi.
Si tratta di Audiolibri al Buio, un evento di pura sensibilizzazione sulla narrazione audio e sugli aspetti legati ad inclusività e accessibilità dell’audiolibro.
Ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sull'importanza di un accesso universale ed inclusivo alla cultura e alla lettura grazie alle potenzialità degli audiolibri, e si compone di un percorso immersivo nella narrazione audio dedicato ad ascoltatori di audiolibri di tutte le età, ma anche agli appassionati, alle persone curiose di scoprire cosa succede quando si ascolta una storia ad occhi chiusi.
L’evento è totalmente gratuito e sarà articolato in tre sessioni divise per fasce orarie -alle 15:00, alle 17:00 e alle 19:00- a cui si accede su prenotazione attraverso la piattaforma di Eventbrite.
Ogni sessione sarà introdotta da un talk sugli audiolibri con degli ospiti d'eccezione, tra cui Chiara Anicito, scrittrice, content creator e lettrice degli audiolibri di Cristina Cassar Scalia, autrice Einaudi, e Martina Levato, content creator e voce di audiolibri, che presenterà in anteprima l’audiolibro de Il ministero del tempo di Kaliane Bradley.
Nello slot tra le 15.00 e le 17.00 sarà presente al talk anche Linus, conduttore radiofonico e voce dell’audiolibro L’arte di correre di Murakami Haruki.
L'incontro sarà moderato da Alessandro Barbaglia, autore, podcaster e narratore di audiolibri. Barbaglia è tra gli autori della collana Ossigeno di Mondadori Ragazzi, che propone una serie di storie ad alta leggibilità dedicate ai ragazzi delle scuole medie, abituati a forme di narrazione rapida dai social ai videogiochi alle serie tv.
A conclusione dell'evento, i partecipanti saranno guidati attraverso l'esperienza unica del Dialogo nel Buio, offerto dall’Istituto dei Ciechi, che permette di sperimentare come, privi della vista, si possa interagire con il mondo circostante, approfondendo il ruolo cruciale dei sensi nell'esperienza quotidiana.
Se partecipi, avvisaci su Telegram così ci si prende un caffè insieme.
Ci vediamo a Genova?
Con l’occasione del Festival del Podcasting, abbiamo organizzato un AperiPOD a Genova per conoscerci e condividere la passione per le storie.
Considerata la natura dell'evento non avremo un numero certo di partecipanti fino all'ultimo, perciò non prenotiamo (ma sicuramente troviamo un tavolo per tutte/i).
...e siccome siamo pur sempre genovesi, ciascuno paga per sé ;)
Quando | sabato 28 settembre alle 17:30
Dove | Mentelocale in piazza De Ferrari
Chi | podcaster, tecnici audio, professionisti della comunicazione, copywriter, voci narranti, scrittori, amanti delle storie, e chi più ne ha più ne metta
Perché | per fare rete, per conoscerci, collaborare e dimostrare che la roba figa non si fa solo a Milano o a Roma 😜 (si scherza: milanesi e romani non offendetevi!)
Mille modi per fare voce
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Puoi inviare una mail a info@mettiamocilavoce.it e ti risponderà Valentina.
“mai”
Tra l'altro Vale hai citato Celine che sta affrontando un grande cambiamento della sua carriera musicale e dopo un primo ritiro ha deciso di tornare in altro modo, ma di tornare🧡