Mettiamoci il Salone del Libro
Il nostro Salone, le interviste con Juan Baixeras, Licia Troisi e Massimo Popolizio, i dati di Audible e il futuro dell'editoria audio.
Questo è stato il primo anno di Salone per Mettiamoci la Voce.
Ci siamo andati con il preciso scopo di scoprire la dimensione dell’audiolibro nella fiera dell’editoria più nota d’Italia, incontrare collaboratori e amici ma, soprattutto, raccogliere materiale di cui parlare.
Negli ultimi due anni la nostra divulgazione sulla narrazione audio è aumentata; abbiamo lanciato il podcast Narratrice Nomade dedicato interamente al mondo della voce nell’audiolibro, prodotto diversi audiolibri per case editrici e progetti editoriali, e focalizzato parte della formazione di academy proprio alla figura del narratore di audiolibri.
Questo perché noi, nell’audiolibro, ci crediamo. E tanto.
Capirai quindi la gioia nell’entrare nel padiglione Oval e incontrare, tra i primi stand, lo spazio di Audible con colonnine e cuffie (per il gioco interattivo che hanno portato al Salone), 2 mesi di audiolibri gratis e un salottino per le interviste.
Ma la narrazione audio era presente in tutto il Salone: oltre a Audible siamo stati felici di incontrare Cristiana de Il Narratore, Storytel, Emons, Voce in Capitolo Edizioni e diversi altri stand in cui la parola “audiolibro” è fiorita in tutto il suo splendore.
Audible è stata la realtà con cui abbiamo avuto più modo di interagire, un po’ per circostanza -dobbiamo a loro e a NielsenIQ i dati di ascolto e gli aggiornamenti sul mercato degli audiolibri- e un po’ per disponibilità nel concederci spazi, tempo e posti in prima fila.
Il riassunto della conferenza sui dati, con tanto di intervista esclusiva in versione integrale (qui la leggi ridotta) è nel nostro blog con tanto di grafiche e considerazioni professionali.
In questa newsletter abbiamo pensato di portarvi con noi nelle atmosfere del Salone, con le brevi interviste a Licia Troisi e Massimo Popolizio.
Nella newsletter di Narratrice Nomade, invece, la narrazione “di pancia” di Valentina, che ha vissuto il Salone per 4 giorni interi, microfoni e taccuino alla mano.
Intervista con Audible
Juan Baixeras, Country Manager per Audible Italia e Spagna
bla bla
Se il panorama attuale dell'audio libro fosse un film, che film sarebbe in questo momento?
Credo che possiamo dire Apollo 13, per il viaggio che che l'industria stiamo facendo, che, in generale, sta fancendo l’industria dell'audio entertainment in Italia.
Questo è l’ottavo anniversario del lancio di Audible Italia. Siamo arrivati qui a maggio 2016 con un catalogo di circa 1500 titoli e oggi abbiamo un catalogo di 16.000 audiolibri; una crescita del 700% in otto anni, il che significa uno sforzo molto importante per fare diventare questo tipo di industria un’industria molto popolare e che alla fine porta l'abitudine degli italiani ad ascoltare. Per me è questa la ragione principale del viaggio verso la luna dell'Apollo di Audible.Audible contempla o contemplerà la produzione di audiolibri original, dunque pensati in esclusiva per l’audio e per la piattaforma?
Assolutamente è una categoria che che si sta sviluppando con forza in questo 2024, e questo, in ottica futura, la porta a essere una realtà più forte ogni giorno.
Che opportunità ci sono, per i piccoli editori, di poter lavorare direttamente con voi?
Questa è la realtà del giorno d'oggi: noi lavoriamo con Nave di Teseo, Fandango, Adelphi, lavoriamo con tante case editrice piccole che non sono unicamente Mondadori, Salani, Giunti o Feltrinelli. Lavoriamo con tantissimi editori perché questa industria non si sviluppa senza lo sforzo e la collaborazione tutte le case editrici, grandi, piccole e medie.
Leggi le altre risposte e ascolta l’intervista integrale nell’articolo dedicato a Audible e i dati NielsenIQ 2024 sul nostro sito.
Intervista con Licia Troisi
In questa serie di interviste ho dato del “lei” a tutti meno che a Licia Troisi, per un semplice motivo: l’avevo già intervistata nel 2020 in una puntata del Salotto del Terrore e mi è venuto spontaneo parlarle come si parla con una vecchia amica (raga, aveva una giacca punk spaziale!!!) e ci tengo a premettero perché non vorrei venisse letto come un gesto maleducato.
Avendo letto ad alta voce un testo che avevi scritto comunque anni prima, hai scoperto, riscoperto qualcosa di nuovo, hai trovato nuove sfumature dei personaggi o di te all'interno del testo?
Più che altro ci ho fatto pace, perché appunto, avendolo scritto all'inizio della carriera -oramai vent'anni fa- non l'avevo più riletto (perché io non mi rileggo) e pensavo che l'avrei trovato molto distante, il che effettivamente è successo; però mi è piaciuto. Cioè, sono riuscita a guardarlo col giusto distacco, quindi ci ho trovato dentro una certa freschezza, che era la stessa cosa che mi dicevano i lettori all'epoca. È stata una bella esperienza.
Ricordo che più o meno nel periodo della pandemia, hai auto-pubblicato “Diario cileno: l’avventura di un’astrofisica ansiosa” e, se non ricordo male, quando avevamo parlato c’era già una mezza idea di portare i tuoi testi in audio. Leggerai anche quello?
Essendo un titolo auto-pubblicato penso di no perché è girato pochissimo. Mi piacerebbe però leggere altri libri; adesso ho letto appunto il mio ultimo libro, che è un giallo, La luce delle stelle e mi piace molto la lettura ad alta voce, quindi vorrei altri audiolibri se sarà possibile.
Tu ascolti audiolibri?
In realtà ne ho ascoltato uno solo, sono una grande ascoltatrice di podcast, però agli audiolibri mi dovrei abituare. Mi rendo conto che è molto importante chi li legge e che non sempre debba essere necessariamente un attore perché la capacità di farti entrare dentro la storia perché l'uso solo della voce è una cosa particolare rispetto alla recitazione anche col corpo.
Tu leggi normalmente ad alta voce quando scrivi?
No mi è capitato di leggerla cioè ho letto a lungo alta voce a mia figlia quindi condividevamo l'esperienza della lettura di un libro, ma quando scrivo no. I testi che poi effettivamente mi capiterà di leggere, quelli sì, un po’ me li preparo.
Ti troveresti a tuo agio con l'idea di dover leggere il libro scritto da qualcun altro, quindi fare la narratrice per un altro testo? Se sì, quale libro vorresti leggere?
Mi piacerebbe! Quello che penso potrei leggere proficuamente è uno che ho tradotto, perché avendolo tradotto ovviamente sento una maggior vicinanza; in parte diciamo “mi appartiene”, anche se ovviamente il traduttore deve cercare il più possibile di scomparire dentro la scrittura originale. È la serie di Scarlet and Brown di Jonathan Stroud che anche il mio scrittore fantasy preferito.
Grazie del tuo tempo e della tua disponibilità.
Intervista con Massimo Popolizio
Il 7 maggio è uscito su Audible Il Signore degli Anelli letto da Massimo Popolizio, che al Salone del Libro ci ha portati in viaggio con alcuni reading tratti dal testo.
Poco prima della sua esibizione, mi sono seduta con lui nel salottino Audible per due chiacchiere sulla voce.
Tra gli audiolibri che ci sono già in piattaforma letti da lei non ci sono fantasy, come è stato dare voce al genitore di tutti i fantasy?
Insomma, la quantità di parole e di pagine la conosciamo tutti, è stata una specie di viaggio; un vero viaggio così come è stato il viaggio per che fa la Compagnia dell'Anello. L'ho fatto anche io insieme a loro, vivendo la diversità e la dinamica che c'è tra i vari elementi: la natura l'avventura, l'invidia, il potere, le battaglie…ecco tutto questo. Non è stato certamente non è stato facile la nuova traduzione pone delle complessità dal punto di vista lessicale e grammaticale, ad esempio una principale che finisce più tardi e i periodi da leggere sono stati abbastanza complessi; poi, come sapete tutti è pieno di nomi quasi impronunciabili, che sembra di stare all'Ikea. Grazie a Dio avevamo una guida dello stesso Tolkien, ma è stato abbastanza complesso. Devo dire che per me questo è un lavoro organico: stare stare in sala di incisione quattro/cinque ore al giorno, anche fisicamente è un lavoro.
Parliamo di una trilogia che è particolarmente nota (anche) per la versione cinematografica; mentre leggeva cosa ha vinto, l'immaginario tradizionale che già conosciamo o si è creato una sua “immagine” del Signore degli Anelli?
Io leggo sempre per qualcuno per un possibile ascoltatore, questo per differenziare l’ascolto di un audiolibro dal leggere da solo. Serve, secondo me, perché chi legge interpreta in modo da creare delle immagini all'ascoltatore e quindi crea dei primi, dei secondi piani; qualche volta le voci dei personaggi possono anche essere cambiare tenendo sempre conto in questo caso che è una fabula quindi che è anche una favola che io sto raccontando raccontando a qualcun altro. Ecco il mio compito principale è farti “vedere con le orecchie” in un certo certo senso.
Se esiste, qual è il confine tra leggere e recitare?
Il confine è enorme. Quando reciti hai un corpo e sei in uno spazio, la prima cosa che vedi di un attore che entra in scena è lui, il corpo, e solo dopo lo senti; quindi la prima cosa che fai è vederlo, poi lo ascolti. Ma questo non è legato alla voce, chi può dire cos'è una “bella voce” o una “brutta voce”? Non io! Tutti possono leggere, ma devono essere unici, cioè la voce deve essere unica e deve essere, secondo me, dinamica. Una voce piatta è sempre uguale, non è adatta, secondo me, a leggere un audiolibro (ma è un parere assolutamente personale) però esiste un'interpretazione al leggio cioè quando leggi interpreti quello che leggi. Sicuramente è un altro tipo di interpretazione rispetto alla recitazione.
Qual' è l’audiolibro che vorrebbe realizzare, se potesse?
Mi piacerebbe fare un libro che non è tanto grande, un vecchio Adelphi che si chiama “La nube purpurea”; è la storia di un uomo che rimane solo al mondo dopo una serie di disastri ecologici. È bello perché è un'avventura epica pazzesca di fine ‘800 ed è come il grande diario di un uomo rimasto solo al mondo e questo, in questo momento storico, mi sembra possa essere adatto.
Cosa ha scoperto di nuovo di sé stesso dopo un viaggio in voce come quello che ha affrontato nella Terra di Mezzo?
I miei limiti. Quanto si invecchia, perché se prima riuscivo a fare 5 ore di leggio ed ero fresco come una rosa adesso quando faccio 5 ore di studio di registrazione…beh esco come da un sommergibile, quindi diciamo che ho scoperto quanto sono invecchiato.
Grazie del suo tempo, della sua gentilezza e della sua voce.
Ascoltare vale come Leggere?
Nel registratorino di Valentina ci sono ore di domande fatte a visitatori, editori e addetti ai lavori del Salone, a cui ha fatto una domanda ben precisa: ascoltare vale come leggere?
Può sembrare una domanda semplice ma è il quesito che ha generato diverse polemiche sui social, da Instagram a TikTok e Threads, perché sembra che per diverse persone appassionate di lettura, ascoltare un audiolibro non vale come leggere un libro nelle challenge o nelle abitudini di lettura.
Eppure la stragrande maggioranza delle persone intervistate da Valentina, seppur molte di loro non-ascoltatori di audiolibri, ha dato la medesima risposta: sì, ascoltare e leggere hanno lo stesso valore perché il valore è nella storia, non nel modo in cui essa ti arriva.
E con questo dettaglio felice, lanciamo le nostre domande a te che ci leggi.
Hai visitato il Salone del Libro quest’anno? …e quanti libri hai comprato? ;)
Ma, soprattutto, per te ascoltare vale come leggere?
Mille modi per fare voce
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Baci & abbracci
Ci risentiamo tra qualche settimana con aggiornamenti sul progetto super top-secret11 e nuove chiacchiere davanti ad un caffè.
Buona voce a tutte/i! 💋
Valentina, Maria Grazia, Francesco e Sandro
“La nube purpurea”…! Che ricordi! Letto più di vent’anni fa, mi sono venuti i brividi a rileggere il titolo.
A parte questo, io credo che ascoltare abbia un valore aggiunto rispetto al leggere, che è quello dell’interpretazione del lettore a voce alta. Mi viene raccontata la stessa storia che potrei leggere per conto mio, ma arricchita dall’interpretazione di un lettore professionista. Ovviamente nel caso in cui apprezzi lo stile del lettore ad alta voce, questo è chiaro..
Al tempo stesso, a volte si potrebbe preferire leggere piuttosto che ascoltare, perché per qualche motivo preferiamo il silenzio e l’ascolto della nostra voce interiore che legge quel libro, piuttosto che quella di un interprete..
Bella domanda comunque!
E bello e interessantissimo l’articolo sul Salone del Libro