Lavorare con la voce. Si, ma come? Partita IVA e dintorni per le professioni del leggio.
La posizione fiscale del narratore di audiolibri,con Fiscozen, e l'organizzazione professionale del lavoro ad ampio spettro con Legal for Digital e Anna Maria Giuliani.
Qualche giorno fa, nella newsletter di Narratrice Nomade, in collaborazione con Fiscozen, abbiamo cominciato a parlare della partita IVA per il narratore di audiolibri.
Tante persone ci scrivono chiedendoci come si lavora con la voce, e abbiamo deciso di dedicare qualche contenuti ad alcuni aspetti incredibilmente pratici, seppur spesso trascurati, delle professioni della voce.
Nell’episodio Valentina ha parlato di alcuni aspetti base della posizione fiscale del narratore di audiolibri, qui e nel nostro blog parleremo di altri e, infine, in academy ci sarà un contenuto specifico per chi è già orientato verso l’aspetto professionale del lavoro al leggio.
Quella del narratore di audiolibri è una professione “giovane” che spesso va a braccetto con altre professioni della voce (doppiaggio, recitazione, voice-over) e per scongiurare sempre più la taccia di lavoretto che grava su questa figura professionale, abbiamo deciso di costruire qualche contenuto specifico.
Se sei a digiuno di informazioni sulla partita IVA, consigliamo di ascoltare prima l’episodio di Narratrice Nomade, e poi proseguire con la lettura.
Se invece sai già tutto a spanne ma vuoi organizzarti meglio per capire come e quando partire con la tua avventura professionale, puoi prenotare una consulenza gratuita con Fiscozen e chiarire gli ultimi dubbi in proposito1.
Dillo in commercialese feat. Fiscozen
Chiarito i primi punti sulla posizione fiscale, sul perché sia importante se ci si approccia alla narrazione audio come professionisti e su quando e come aprire una partita IVA con Fiscozen, proseguiamo nel ragionamento.
Ok, ad esempio cosa cambia tra regime forfettario e regime ordinario?
Il regime ordinario prevede tutta una serie di obblighi amministrativi, tra cui la contabilità ed il pagamento delle tasse secondo un'aliquota progressiva (Irpef, dal 23% al 43%).
Il regime forfettario è un regime agevolato che semplifica alcuni adempimenti amministrativi (ad esempio non c’è l’obbligo di bilanci o registri di sorta) e prevede una tassazione ridotta, con un’aliquota al 5% per le nuove attività per i primi 5 anni, e al 15% per le altre.
Ma si può passare dal regime forfettario a quello ordinario?
Posto che la formula più conveniente per chi comincia è il regime forfettario, per decidere se e quando passare ad un regime ordinario, basta chiedere un’analisi costi/ricavi con un consulente -in questo caso di Fiscozen- per chiarire se sia o meno il caso di fare il giusto passo verso una crescita professionale.
Tutto molto bello, ma le tasse come le calcolo?
Di solito le tasse sono l’elefante nella stanza, perché quando si parte con un’attività c’è sempre un po’ quel mood “intanto partiamo e poi vediamo come va…”.
Ecco, non deve essere per forza così: con Fiscozen hai una piattaforma che ti indica la previsione delle imposte e contributi da pagare riguardo alla tua partita IVA, così puoi tenere sotto controllo le effettive entrate e le relative spese.
Ovviamente, al termine dell’anno fiscale, sarà il/la commercialista di Fiscozen a occuparsi della tua dichiarazione dei redditi, è sempre la stessa persona che senti al telefono e via email ogni volta che ne hai bisogno.
Ho sentito parlare di fatturazione elettronica: trovo anche quella su Fiscozen?
Sì, il servizio di fatturazione elettronica è incluso nell’abbonamento con loro.
…e quanto mi costa aprire partita IVA?
Arrivati fin qui è forse la domanda più ovvia ed è, forse, una delle più importanti quindi è necessario fare un riassuntone di tutto quello che siamo detti fin qui, prima di prenotare la consulenza gratuita con un esperto Fiscozen che ti guiderà passo dopo passo e risponderà senza impegno alle tue domande (e se lo fai dai nostri link, hai anche 50€ di sconto per l’apertura della tua partita IVA).
Abbiamo riunito tutte le informazione in un articolo del nostro blog, nel quale trovi anche i costi di apertura della partita IVA.
In academy, per i nostri corsisti, sta per essere pubblicato un contenuto più specifico nel quale parliamo dei codici ATECO del narratore di audiolibri, e dell’annosa questione INPS ed EX-ENPALS, che sono argomenti molto verticali e sicuramente più interessanti per chi ha già le idee ben chiare sul proprio sviluppo professionale.
Dillo in legalese feat. Alessandro Vercellotti
L’avvocato Alessandro Vercellotti, co-founder di Legal for Digital, amico e collaboratore, è la persona giusta al momento giusto per parlare di contratti e dintorni.
Ha tenuto diversi webinar per la nostra academy, dal diritto d’autore per le letture online fino al contratto di lavoro per il narratore di audiolibri, se ci seguite da un po’ sarà per voi un viso ben noto. È uno dei pochi avvocati capaci di spiegare le cose in maniera chiara e comprensibile, in un mondo di legalese intraducibile ai più.
È di sicuro interesse per tutti noi il podcast Legal for Digital, curato da Alessandro e Brunella Martino, la co-founder di Legal for Digital.
Oggi, in occasione di questa newsletter speciale, Alessandro si è prestato a rispondere ad alcune domande.
Perché considerare il contratto come un investimento necessario, nell’avvio di una libera professione che riguarda la voce?
Il contratto è uno strumento di lavoro a tutti gli effetti, perché non solo tutela nel fare fatturato, ma protegge anche dal perdere denaro in future controversie derivanti da patti presi a voce.
In un contratto si definiscono le regole del proprio business, non averlo è come aprire un negozio e non pensare agli orari di apertura al pubblico.
Avere un proprio contratto da proporre al cliente, cosa racconta di noi a livello professionale?
Spesso definisco il contratto come uno strumento di personal brand, perché, di fatto lo è. Descrive, in prima battuta, il professionista come professionale agli occhi del cliente. Poi è posizionante, perché in un contratto, in base a cosa si considera compreso o meno, ci si sta già descrivendo, ad esempio. I tuoi servizi o prodotti non saranno mai come quelli di un altro professionista e il contratto lo spiega.
Quali sono i vantaggi e, di riflesso, quali i rischi di lavorare con o senza contratto?
I vantaggi sono di sicuro stabilire chiaramente come siamo disposti a lavorare, quanto è il nostro compenso per quel dato lavoro e i tempi entro cui vogliamo essere pagati. Ci sono vantaggi collaterali, soprattutto per professioni in cui il nostro lavoro è vincolato, ad esempio, a materiali di base forniti dal cliente: se non ce li fornisce entro una certa data il nostro lavoro potrebbe ritardare, potremmo dover lavorare di più e male. Avendo un contratto, invece, è possibile stabilire uno scarico di responsabilità su certi fattori non dipendenti da noi, addirittura mettere in chiaro che ci siano sovrapprezzi per richieste urgenti. Un contratto ben scritto e firmato (ricordiamolo, perché spesso questo sembra essere un passaggio dimenticato e, invece, è fondamentale) è una tutela che inizia dal primo giorno e si protrae nel tempo, anche a lavoro ultimato.
…ma scusa non posso copiare le voci del contratto che usa mio cugino?
Ti faccio una domanda facile: Tuo cugggino, veste i tuoi abiti e gli stanno bene come stanno a te? Il contratto è la stessa cosa, deve vestire la tua professione al meglio, deve rispecchiare te come professionista, i tuoi valori come persona e i tuoi obiettivi di performance. Tutti elementi specifici e diversi dai tuoi competitor, ad esempio.
Incrociamo i professionisti: posso farmi preprare un contratto senza conoscere davvero i servizi che propongo?
Se vieni da me per un contratto, sei tu a dovermi dire cosa fai e come lo fai. Io posso guardare a ciò che vendi e proponi per trovare la formula di scrittura del contratto più adatta a tutelare i tuoi servizi, ma se tu non mi dici che eroghi, ad esempio, un servizio che prevede tre fasi e che ognuna ha delle caratteristiche io non potrò saperlo e metterle al sicuro tutte e tre. Dall'altro lato ti dico anche che un professionista che non intuisce i possibili problemi legati ai servizi che gli descrivi dovrebbe farti dubitare della sua competenza in materia di contratti come elemento per fatturare, dove per fatturare si intende anche non perdere soldi inutilmente.
Dillo in mentorese feat. Anna Maria Giuliani
Certo, è bellissimo parlare di contratti e partita IVA ma è un po’ come fare i conti senza l’oste se non conosciamo davvero il nostro lavoro i servizi che offriamo nella nostra professione. Che non significa “i servizi” in generale bensì i servizi che tu-solo-tu professionista, offri; perché possiamo fare lavori simili ma ciascuno di noi veicola la propria sensibilità e il proprio modus individuale nella tipologia di servizio che offre, a partire da tutti i dettagli di cui si compone.
Pochi giorni fa, Anna Maria Giuliani ha tenuto, per la nostra academy, una masterlcass sulla libera professione e i servizi del libero professionista che lavora con la voce (sì, paliamo sempre di narratory di audiolibri).
Anna è la nostra amichevole business mentor di quartiere, anche detta “Regina degli Opossum” e ha dato uno scossone alla diffusa aura di “lavoretto” che circonda la professione della lettura ad alta voce.
Cura un podcast imperdibile: Non fare l’Opossum e coltiva una community di libere professioniste, incentrata sul rapporto umano e la condivisione di valori e competenze.
Anche a lei abbiamo posto alcune domande per questa newsletter…
Perché è così importante definire il servizio prima di proporlo anziché cominciare a testarlo per poi rifinirlo?
Perché definire il servizio significa evitare di perderti in un ciclo di aggiustamenti senza fine. Quando il servizio è chiaro a te, sarà chiaro in automatico anche al cliente. Testare va bene, ma se il cliente percepisce che sei ancora in fase di esperimento, rischi di sembrare poco affidabile e quindi poco autorevole. Meglio partire con una struttura solida che puoi sempre adattare ma che trasmette sicurezza e coerenza fin dal primo contatto.
Ma se le/i competitor hanno servizi diversi dai miei o hanno più servizi, non sembrerò meno professionale?
Non è la qualità dei servizi che fa la professionalità, ma la qualità e la chiarezza di ciò che offri. La tua unicità sta proprio nel come proponi il tuo servizio e nell'impatto che crei per le persone giuste per te. Ti ripeto, se hai un'offerta chiara e ben costruita, sarà molto più professionale di valore di un elenco di infinite opzioni averso le quali il cliente sicuramente si andrà a perdere. Perché di base i clienti cercano soluzioni, non opzioni chilometriche nelle quali si perdono manco fosse in un labirinto.
Perché non posso semplicemente fare un check dei prezzi di mercato e adeguarmi a quelli?
Perché un prezzo deve riflettere il valore unico che tu porti. Non è una semplice media del mercato la valutazione di Tizio fa tot e Caio fa tot. Il check può essere una base di partenza, ma se ti adegui ad occhi chiusi, rischi di sminuire il tuo servizio. Definire il prezzo giusto significa considerare il tuo impegno, la tua competenza, il risultato che offri, non solo quello che fanno gli altri.
…e se il cliente mi richiede un servizio personalizzato come mi comporto?
Qui è fondamentale gestire le aspettative: ascolta le richieste, analizza se rientrano nelle tue competenze e decidi se e come adattare il tuo servizio. Definisci chiaramente fino a dove sei disposto a spingerti e quale sarà il costo per questo extra. Se il servizio diventa troppo distante dal tuo metodo, valuta attentamente se accettare quella tipologia di cliente. Non devi esserci per tutti, anzi, rimanere ai tuoi confini rafforza la tua professionalità e la tua autorevolezza sul mercato.
Incrociamo i professionisti: posso proporre un servizio senza che i miei contorni professionali e il mio know-how siano tutelati da una forma di contratto?
Il contratto non è solo per proteggerti da furti, di idee o per gestire i pagamenti, ma anche per chiarire i termini del lavoro e le responsabilità di entrambe le parti. Senza un contratto, rischi di entrare in una di campo minato, dove i tuoi limiti e le tue condizioni vengono sicuramente stravolti. Un servizio chiaro e tutelato è un servizio rispettato per te e per il tuo cliente.
Prima di salutarci…
Ci auguriamo di tutto cuore che queste informazioni ti siano utili nel tuo sviluppo come narratore di audiolibri, anche solo come nozioni da mettere in un cassetto e tener buone per il futuro.
L’apertura di una partita IVA non è obbligatoria ma, per chi vuole lavorare con studi e produzioni, è praticamente un requisito necessario; qualsiasi altro tipo di soluzione va chiesta sempre e solo al commercialista ;)
Ovviamente queste sono informazioni che non servono i donatori di voce perché, in quel caso, parliamo di volontariato, quindi della posizione fiscale non ci interessa.
Ma riteniamo che, anche chi non abbia l’obiettivo di aprire una partita IVA, possa trovare interessante sapere come si sta muovendo l’ambito professionale dell’editoria audio.
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