Le senti le campanelle nella voce? 🎄
Lo spirito natalizio ci fa parlare ancora di emozioni, ci fa fare regali a suon di lettura espressiva e buoni sconto, e ci fa venir voglia di far voce a suon di campanellini!
Ancora emozioni?
Sì, ci siamo resi conto che avevamo ancora voglia di parlarne.
Perché le emozioni e la voce sono un argomento pressoché infinito, sul quale potremmo dilungarci per altri 100 episodi…a proposito, sai che siamo quasi a 300 episodi del nostro podcast? 😱
Da non crederci!
Bene, senza troppo indugiare ecco alcuni (ulteriori) pensieri su voce ed emozioni e, più sotto, trovi un regalo per te! 😘
Emozioni: viverle e rappresentarle
Maria Grazia Tirasso
Le emozioni abitano un mondo dentro di noi, sono esperienze concrete, connesse al nostro corpo, che, come dice la parola stessa, portano fuori da noi qualcosa in risposta a uno stimolo esterno o interno, un avvenimento o una situazione che viviamo e relativamente a come la viviamo. Poi noi le classifichiamo come positive o negative a seconda del significato che diamo loro. Il dato di fatto è che un’emozione non ci lascia indifferenti. Tutti provano emozioni, ma non tutti si legittimano il fatto di viverle pienamente: spesso sono scomode e parlano troppo chiaramente di noi, così può accadere che le sopprimiamo, le mascheriamo, le ignoriamo. Ma il corpo, e in particolare la voce, ci tradiscono sempre. Pensiamo solo al fatto che distinguiamo abbastanza facilmente una voce triste da una arrabbiata, da una ansiosa ecc.
Tutto ciò nella vita, ma la rappresentazione delle emozioni? Faccio un passo dentro uno dei miei mondi: il teatro. Recitare un’emozione (e recitare è sempre un verbo riduttivo perché rievoca la parola ma dentro c’è molto di più) si realizza sostanzialmente percorrendo due strade: la raffigurazione attraverso un qualche tipo di stereotipo e la reviviscenza dell’esperienza personale.
Nel primo caso l’attore sa che ad una certa emozione corrispondono determinate caratteristiche del corpo e della voce che riproduce con la tecnica mimica, gestuale e vocale.
La seconda strada prevede una precisa attenzione verso il nostro agire quotidiano, una consapevolezza attenta grazie alla quale possiamo richiamare alla memoria l’esperienza emotiva e riprodurla nella finzione scenica. Ovviamente semplifico perché l’argomento è complesso e meriterebbe ben altro approfondimento.
Tornando al nostro argomento principe, la voce, queste due strade producono in potenza effetti simili: i toni, il volume, la velocità si accordano al tipo di emozione, sia utilizzando la tecnica vocale, sia innescando un processo interiore.
La riproduzione imitativa di parametri vocali indicatori di uno stato emotivo può cadere in una eccessiva meccanizzazione e la restituzione può risultare “falsa”. Questo dipende da tanti fattori che connotano l’abilità attoriale, il risultato può comunque essere positivo, purché risulti da un lavoro preciso sulle sfumature del suono. La rievocazione e riproposta del mondo emotivo sulla scena, poiché coinvolge il vissuto personale, può distrarre l‘attore o quanto meno fargli perdere i confini della finzione, rischiando di alterare parametri come il volume, la velocità e in generale la tenuta della voce il cui governo è indispensabile per un utilizzo espressivo. Se il processo è invece attento e accurato, la voce si direziona naturalmente verso una giusta espressività emotiva, senza che l’attore debba forzare, perché tutte le sue risorse sono armonicamente integrate nella costruzione del personaggio e dell’azione.
Concludo dicendo che alla base di qualunque processo creativo, sta la tensione verso la conoscenza di sé e del mondo, per quanto possibile. Solo chi ricerca può scoprire soluzioni espressive, se non addirittura nuove, almeno giuste per ciò che vuole esprimere.
E-motion
Francesco Nardi
e-book, e-mail, e-learning…
…e-motion
Eh, no, questa e non ha nulla di elettronico!
È umana, questa e. Sta per ex e non è neppure l’imperante inglese, ma l’arcaico latino (altro che lingua morta, a giudicare da quanto lo usiamo tutti i giorni il più delle volte senza neppure rendercene conto…).
Ex = fuori
Ma fuori cosa? Verso l’esterno di ciò che da dentro ci fa movere… ops, muovere.
Sebbene non esista una definizione universalmente condivisa da parte di tutti gli scienziati, possiamo pensare alle emozioni come a una serie, molto breve ed intensa, di stati mentali e corporei che vengono attivati in conseguenza di stimoli interni e/o esterni.
Semplificando, si tratta di attivazioni fisiologiche (ad esempio, l’alterazione del battito cardiaco o della quantità della sudorazione), comportamentali (fonazione fuori dalla norma come ad esempio urla, oppure reazioni di fuga o di ingaggio del conflitto), cognitive (valutazioni immediate in base al pregresso delle esperienze, così come pensieri e narrazioni interiori). Si tratta di fenomeni adattivi che atavicamente giocano un ruolo chiave anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Non siamo più uomini preistorici, ma facciamo un esempio attuale di questa eredità comune a noi tutti in quanto Specie (Homo sapiens)… Passeggio spensierato verso casa con la mia borsa della spesa appena fatta, quando all’improvviso un inquietante grugnito: si materializza davanti a me un cinghiale che sta puntando molto interessato, attratto dall’odore, quanto sto tenendo in mano! Ebbene, tanto la mia mente quanto il mio corpo si attivano immediatamente per fronteggiare la situazione… Ce la farò? Senza emozioni sicuramente no; con… non è detto.
(tra parentesi, avrei potuto ricorrere a un esempio sicuramente più dolce e spensierato, ma nelle spiegazioni la suspence crea… emozione 😉).
Esistono emozioni primarie e secondarie. Le prime sono dette basiche, ad esempio (in ordine casuale) rabbia, disgusto, gioia, sorpresa, tristezza, paura… Le seconde sono dette composte, in quanto miscelano le basiche fra loro generandone di nuove.
Un esempio di emozione secondaria? La nostalgia… Ancora prima degli scienziati, arrivano le parole degli uomini che l’hanno vista nascere e crescere da sempre. Nostalgia deriva dal greco nostos, ritorno, e algos, dolore. Una malinconica felicità…
È quel che ti succede, ad esempio, quando ti sdrai felice sopra l’erba ad ascoltare un sottile dispiacere, o quando all’entrata della notte passi con lo sguardo la collina per scoprire dove il sole va a dormire.
Tu chiamale se vuoi… emozioni.
…è che non arrivi.
Valentina Ferraro | La Musifavolista
Nella mia esperienza in ambito voce e canto, ho spesso -troppo spesso- sentito ripetere o dire ad allievi una frase molto sgradevole che suona tipo <sì, tecnicamente sei brava/o, è che non arrivi*…>.
E la mia risposta a è più o meno sempre stata questa:
Posto che c’è una parte di questa frase che si può tradurre in maniera costruttiva con “a livello tecnico sei bravo/a; può essere che tu sia così tanto concentrato/a su ciò che fai da trattenere per te un po’ di quello che vorresti trasmettere?” che apre le porte ad un lavoro indispensabile sull’auto-giudizio che ostacola la relazione…beh, che cavolo, c’è modo e modo!
Dire a qualcuno “non arrivi” significa de-legittimare la sua espressione vocale basandosi sulla percezione del vocal coach, che può anche essere tale, ma che non è rappresentativa della percezione di tutte le altre persone.
Un esempio? A me, personalmente a me, la voce Laura Pausini non emoziona seppur tecnicamente elogiabile, mentre al resto del mondo sì; dunque se avessi mai Laura Pausini a lezione di espressività vocale per la lettura potrei mai dirle “sì ma non arrivi?”.
No. Potrei, però -se quello fosse il caso- aiutarla a lavorare sulla diminuzione del controllo coercitivo del suono in virtù di una maggiore confidenza con il proprio suono.
La voce dell’altro racchiude il uso pacchetto di emozioni e sentimenti, compresi anche pensieri e giudizi, e non è possibile incasellare l’espressione altrui in una presunta etichetta di “buono” o “cattivo”.
Parliamo spesso di eufonia, sia nei nostri articoli che nei nostri podcast, e insistiamo sul concetto di efficacia ed autenticità nella voce, al posto dell’abusato concetto di “bella voce”, proprio perché ogni voce ha vita diversa dalle altre e pari diritto all’espressione. Possiamo al massimo intervenire sulla bontà dell’eloquio, sulla chiarezza e sulla potenzialità espositiva lavorando sulla musicalità ma mai, in nessun caso, additare una voce come bella o brutta.
Tanto meno azzardare un giudizio-sentenza così violento come un <non arrivi>, che rischia di togliere alla persona parte della fiducia in sé e nella propria voce; capisco che parte dei nostri sistemi educativi casalinghi e non, siano basati su una sorta di stimolo/sfida, e riconosco la parziale volontà del coach di “stimolare” il coachee a lavorare su determinati aspetti della relazione vocale con l’altro con frasi del genere ma…penso che l’ottica pedagogica debba avere la meglio sulla visione personale -e potenzialmente pericolosa- del “si è sempre fatto così/con me hanno fatto così” che, in ambito didattico è anti-evolutiva.
E anche un po’ cafona, se vogliamo.
Quindi, se in ambito formativo vi dovessero dire che la vostra voce “non arriva” c’è un’unica risposta:
Dai che si scherza… più o meno ;)
*con “non arrivi” in questo caso, non parliamo di volume o portata di voce bensì di “arrivare” inteso come “toccare, emozionare” chi ti ascolta
Regali di Natale ne abbiamo?
Sì, ne abbiamo.
Colti da un improvviso spirito natalizio, abbiamo preparato un buono per 3 mesi di Academy Narratori a 69€.
Se vuoi regalarla, puoi scriverci a info@mettiamocilavoce.it così ti inviamo un bigliettino digitale e un pass d’ingresso che non farà vedere il prezzo, un po’ come quando regali un libro e ti mettono l’adesivo sulla cifra.
Se, invece, il regalo è per te, puoi cliccare direttamente qui sotto e iscriverti :)
Nelle puntate precedenti…
In vista dei laboratori “Regala una fiaba”, ci è arrivato l’input da una nostra ascoltatrice per parlare della memoria della voce; come sai la nostra nuova sede è in ristrutturazione estemporanea quindi abbiamo trovato un setting un po’ intimo con luci soffuse e abbiamo parlato di quanto prezioso sia il ricordo delle voci delle persone che abbiamo amato…
E abbiamo anche avuto un ospite super speciale: il nostro caro Manuel che è venuto a trovarci a Genova e ha partecipato all’espisodio 270, di nuovo a tema “Leggere e Recitare”, argomento estremamente complesso e controverso che affrontiamo anche in alcuni contenuti in Academy Narratori.
In realtà, nelle puntate precedenti ci sono anche preziose interviste con Emons e Il Narratore, entrambe case di produzione di audiolibri, e nelle prossime newsletter pubblicheremo anche delle interviste esclusive realizzate con loro ;)
Webinar in arrivo in Voice Content Creator Academy
Il Potere dell’Editing
Parliamo di editing del testo insieme a Sara Pambianco, “I Mestieri delle Parole”, giovedì 7 alle 15:00.
Sara è una editor coach, si occupa di editing da diversi anni e collabora con autori e case editrici; ci condurrà nel magico mondo della revisione dei testi con particolare attenzione ai testi per il parlato.
Immagine professionale
Martedì 12, invece, avremo ospite Giulia Celi, consulente d’immagine di rara delicatezza, che ci parlerà di come e quanto l’immagine personale abbracci quella professionale, toccando temi importanti come il sentirsi bene nei propri panni e l’autenticità intesa come l’allineamento fra ciò che è e ciò che appare.
Finito per dicembre?
No, il 19 avremo ospite Rossella Pivanti per un contenuto super power su podcats e branding, a breve vedrai sui vari social locandina e orario.
Importante!
La promo di Voice Content Creator Academy a 9€ al mese si è chiusa con novembre, ma abbiamo deciso di proseguire con un piano supporter a 19€ al mese fino a fine anno.
Se vuoi unirti a prezzo scontato per sempre, fai ancora in tempo ;)
E dalla nostra rete di collaboratori…
Ci piace costruire rete, coltivare collaborazioni e instaurare relazioni nutrienti;
dunque ci fa piacere condividere alcune iniziative delle realtà del nostro giardino digitale.
Un webinar sul canto
Il 19 dicembre ci sarà un webinar sulla didattica del canto del nostro amico e collaboratore Albert Hera, che è di sicuro interesse per chi di voi lavora con la voce e, soprattutto, la voce degli altri ;)
E un calendario dell’avvento
Bellissima iniziativa de Il Narratore Audiolibri che ha preparato un calendario dell’avvento a suon di sconti a sorpresa, per regalare ogni giorno una nuova storia 🎄
Chi Siamo
Progetto di formazione continua su voce, lettura espressiva, public speaking, audiolibri, podcast, narrazioni audio e comunicazione attraverso le academy:
Da noi trovi corsi on-demand, lezioni in streaming, corsi in presenza, laboratori di Circle Reading®, workshop, percorsi didattici per scuole e università, masterclass;
ci occupiamo di divulgazione attraverso articoli, speech, podcast, eventi, newsletter e magazine.
Ci trovi su: mettiamocilavoce.it
Lavoriamo con narratori di audiolibri, podcaster, speaker, attori, relatori, creator, insegnanti, donatori di voce, formatori, musicisti, podcast producer, cantanti, giornalisti, commerciali, operatori olistici, professionisti della relazione d’aiuto, ricercatori, liberi professionisti, academy, scuole, studi di registrazione, agenzie di comunicazione, festival, biblioteche...
Il team di Mettiamoci la Voce è composto da:
🎙 Maria Grazia Tirasso; regista, autrice, docente teatrale, responsabile della didattica sulla lettura espressiva.
🎙 Francesco Nardi; musicista, attore, autore, filosofo dell’educazione, si occupa di musicalità della voce parlata.
🎙 Sandro Ghini; CTO, founder, consulente strategico di comunicazione digitale, professore di podcasting e narrazioni audio presso UniGe.
🎙 Valentina Ferraro; audiobook, voice & narration coach, narratrice indipendente, formatrice e facilitatrice di Circle Reading®.
Mettiamoci la Voce® è un progetto a cura di Sandro Ghini.