Se non ci credi, una fata muore…
Crederci o non crederci, l’arte e la fiducia nella performance, invecchiare con la voce o forse cambiare con lei, ricordare chi siamo…queste le chiacchiere della newsletter di oggi, tutte a tema voce e dintorni.
Nella nostra newsletter parliamo di lettura espressiva, voce, audiolibri, podcast e comunicazione audio; siamo quattro diversi professionisti, tutti legati all’arte della narrazione e uniamo le teste e i cuori per fare divulgazione, incuriosire e generare scambio.
Dal 2017 gestiamo Mettiamoci la Voce, progetto dedicato alla formazione per narratori di audiolibri o donatori di voce e alla produzione di audiolibri, podcast e comunicazione in audio.
Se hai voglia di interagire con noi e raccontarci le tue esperienze con la voce e la lettura, puoi rispondere direttamente a questa mail: ti leggiamo con piacere!
A proposito, se la newsletter dovesse essere lunga e venir tagliata, troverai un link per leggere la versione completa su Substack ;)
Mi raccomando, in questo mese prendiamoci cura della voce!
Nel nostro blog trovi un articolo dedicato alle basi della cura vocale, in academy abbiamo diversi contenuti di Igiene Vocale e, in generale, consigliamo di dedicare sempre il tempo necessario a voce e corpo per riscaldarsi e affrontare la lettura.
Crederci, non crederci…quando la voce ci cattura
Maria Grazia Tirasso | Autrice e formatrice teatrale
Ascoltando e osservando attori impegnati a recitare (teatro, film, radiodramma ecc.) siamo sollecitati in modi diversi e, semplificando, possiamo crederci o no. Accade che, se l’interprete ci convince, ci prende, noi ci rendiamo complici del suo gioco, ossia sospendiamo il giudizio che ci metterebbe in una posizione giustapposta e critica, per entrare appieno nella finzione, cioè accettiamo di “credere” a quel che ci viene proposto per il tempo della rappresentazione, dimenticando la reale identità dell’attore, dell’attrice, noi concediamo loro il permesso di mentirci assumendo temporaneamente un’altra identità.
Quando invece affermiamo che non piace, salvo altre motivazioni magari personali e soggettive dello spettatore, di regola l’interprete non è credibile, quindi ci risulta difficile stare al suo gioco.
Se la performance è solo vocale, come nel caso di un radiodramma, di un podcast-fiction o simile, l’assenza di immagini rende la voce sola e unica protagonista, quindi l’attenzione dell’ascolto è monopolizzata. L’uso che l’attore fa della propria voce in senso espressivo ha in questo caso importanza soprattutto come veicolo di credibilità.
Un personaggio è credibile se chi lo interpreta riesce a riprodurre i ritmi, i cambiamenti di toni, gli accenti che ascoltiamo e noi stessi utilizziamo nella quotidianità della vita reale. Questione di tecnica? Sì anche, ma non solo… Nell’uso che la l’attore fa della voce c’è una stretta connessione con aspetti che sembrerebbero secondari, ma non lo sono. Come il rapporto con la corporeità che, anche quando non è chiamata in causa direttamente come nei casi di cui sopra, condiziona la qualità della voce; inoltre è importante la concentrazione che si lega alla precisione delle intenzioni. Non ultima la capacità di attivare nei dialoghi l’ascolto dell’altro che solo può garantire uno scambio realmente comunicativo.
Anche questi aspetti, se trascurati, contribuiscono alla mancanza di credibilità perché il nostro orecchio è molto più raffinato di quanto noi stessi crediamo ed è capace di cogliere accenti di finzione così come, nella realtà, coglie il sospetto della menzogna (o dell’ipocrisia o del doppio gioco ecc.) in chi ci parla.
Dagli attori, al contrario che dal nostro prossimo, noi pretendiamo di essere raggirati e vogliamo che la finzione interpretativa sia la più autentica possibile.
Invecchiare con la voce
Francesco Nardi
L. – Maestro, lei ha ancora una bella voce
A. – ma vaff…
Non sono due battute tratte da un copione teatrale, ma un dialogo effettivamente avvenuto tra il Direttore artistico del teatro in cui mi sono formato e uno dei più grandi attori italiani del ‘900, Arnoldo Foà.
Quest’ultimo aveva più di novant’anni all’epoca del fatto e aveva vissuto questo omaggio un po’ maldestro in maniera a dir poco stizzita.
Ma perché? Le ragioni possono essere più di mille, e vanno da dinamiche personali (ad esempio, il temperamento, oppure il carattere) a dinamiche culturali (la condizione di essere giovani, ad esempio, è stata progressivamente assunta da molti come una virtù).
Non è questa la sede per descrivere i cambiamenti che l’età impongono alla voce, ma possiamo fare alcune riflessioni insieme su questo fenomeno del tutto fisiologico.
Invecchiare non fa piacere a nessuno, intendiamoci, però in questo processo del tutto naturale possiamo trovare lo spunto per vivere questo cambiamento al pari di ogni altro mutamento conseguente al tempo che passa.
Poche righe sopra, ad esempio, ho accennato all’assunzione della giovinezza come virtù.
Riflettiamoci. Uno dei marcamenti fisici più autorevoli dell’anziano erano senza dubbio i capelli bianchi. Segno di una (presunta) saggezza, non fosse altro per l’esperienza accumulata. Attualmente in un progresso che corre particolarmente veloce (pensiamo agli sviluppi tecnologici, ma non solo) il sapere di un essere umano è continuamente sorpassato da continue novità. Per cui, chi una volta aveva il privilegio di averne viste tante (garanzie per affrontare al meglio ogni presente) in questo periodo storico ha progressivamente perso potere.
Certo i capelli bianchi si possono tingere, mentre la voce non gode di questo “mezzuccio”.
E allora?
Allora può capitare che un grande attore come Arnoldo Foà abbia conservato fino ad una veneranda età “ancora una bella voce” (cito dall’incipit), mentre altri – che pur sempre hanno passato la vita a lavorare con e per la voce – non abbiano avuto, o non stiano avendo uguale fortuna.
Gli esempi possono essere tanti… Ne riporto solo uno in forma di aneddoto personale.
Anni fa stavo facendo colazione nel bar di fronte al Conservatorio di Genova e ho captato questa battuta di un musicista che si rivolgeva ad un suo collega insegnante anch’egli:
Eh, tu sei un percussionista e basta che ti agiti e il suono che produci ti bene o male arriva, ma io devo soffiare dentro il mio oboe e non ho più tutto questo fiato. Sai, ora comincio ad accorgermene non solo io…
Mi è venuto il cuore piccolo, fino ad allora avevo riservato una dinamica del genere solo agli sportivi sul viale del tramonto.
Chissà, senza rendermene conto di certo, forse è in quel bar che mi è sorto il primo capello bianco dei tanti che ora mantengo fieramente in testa.
Quanto alla voce… ç’est la vie.
Come se
Sandro Ghini
È sempre curioso notare come nei momenti più concitati e convulsi ci si scordi delle basi e si finisca per perdere di vista la situazione nel suo complesso.
Hai presente quando ti senti in un frullatore per le troppe cose da fare e ti sembra di non arrivare mai? Ecco l'ultimo periodo per me è stato così. E la cosa paradossale e che ha aggiunto ulteriore fumo negli occhi è stata la consapevolezza che ho studiato il come affrontare queste situazioni e lo applico quotidianamente in consulenza con i clienti... - le aspettative sono una brutta bestia-
La sensazione era di stare diventando come una delle anime perse del film Disney Soul (se non lo hai visto rimedia al più presto perché è spettacolare): talmente incartato e incancrenito nel cercare di risolvere qualcosa da perdere il contatto con il mondo.
Poi per fortuna grazie a una chiacchierata con Valentina qualcosa si è mosso, mi sono ricordato. Più che ricordato forse sarebbe meglio dire che ho ripreso consapevolezza dei miei strumenti.
Di questi uno in particolare voglio condividerlo; magari può aiutare anche te a riprendere il timone come è successo a me.
Fatti una semplice domanda: se per miracolo mi svegliassi e il mio obiettivo fosse raggiunto e il mio problema superato come mi comporterei? Quale sarebbe la prima piccola azione che farei oggi?
Inizia ad agire come se il problema fosse superato, i pensieri seguiranno.
Dov’è finita la Voce?
Valentina Ferraro
Qualche anno fa [tanti anni fa] cantavo. Tutti i giorni, con 3 sessioni di prova alla settimana e spesso anche nei weekend; registravo, incidevo, scrivevo pezzi, facevo Circle Singing e il mio obiettivo era conoscere la mia voce per usarla con consapevolezza in musica.
Nel mentre la vita e Murphy hanno rovesciato un po’ di mare nella mia mappa e mi sono trovata a navigare in acque diverse, irrequiete e sconosciute. Così, nella grande avventura che mi ha portato dai 34 ai 39 anni, ho appeso al chiodo il microfono.
Da tanto, forse troppo, a niente. Zero. Basta.
Ogni tanto, quando gli amici tiravano fuori la chitarra, o sotto la doccia, canticchiavo ma tutta la musica che mi vive dentro ha abbassato il volume e si è portata in lettura ad alta voce.
Ma sì, ricomincerò, mi sono detta.
E poi, un giorno, ho deciso di riprendere ad allenarmi sul canto, non solo sulla vocalità per la narrazione.
Le note, il fiato, il sostegno, il registro di fischio…andato. Tutto da recuperare.
”Un disastro” ho pensato subito “Ecco, ora pago il conto, lo sapevo, non avrò mai più la voce di prima!”.
In parte è vero: il mio corpo cambia in termini di elasticità, capacità di mantenere l’idratazione, tonicità e resistenza; la mia malattia mi toglie energie e infiamma spesso i tessuti (specie quelli della laringe) e sicuramente per tornare a fare quello che facevo prima dovrei mettermi sotto a livello marziale...ma non è impossibile.
La voce non è persa, è solo diversa.
Ricominciare a cantare dopo 6 anni di fermo è un’avventura che mi trovo ad affrontare per la prima volta nella vita, e sebbene so che non sarò più ruggente come una volta, mi ritrovo a vivere con gioia e con il sorriso l’idea di riprovare, di ritrovare il mio suono più maturo e forse meno potente, ma tant’è.
In questa ricerca, però, mi è inevitabile trovarmi a cantare cose che ho sempre cantato e sentirle “diverse”, non per estensione o per tecnica….diverse perché le mia voce e il mio corpo sono diversi.
E qui vive la parte pulsante dell’accettare il cambiamento e noi stessi in ogni forma.
Qui vivono la consapevolezza di ciò che siamo e la capacità di accettarci allo specchio (anche sonoro).
È un po’ come guardarmi le gambe, cambiate dall’età e dal tempo, una volta super toniche e ora un po’ più stanche; la pelle meno luminosa ma più bisognosa di coccole; i fili grigi in testa e le rughe non più passeggere. Il mio corpo esprime il mio vissuto, così anche la mia voce.
La spensieratezza di Ironic si è impreziosita di ciò che la vita mi ha insegnato, la grinta di Don’t Speak si è vestita di diverse sfumature di dolore, Marzo ha nuovi colori e Nobody’s Wife ha più corpo.
Heaven’s a Lie più calore, Nothing Else Matter più graffio e tutti i miei “blocchi” vanno sciolti con morbidezza e pazienza perché dove-non-arrivo-più è un territorio di indagine in cui posso comprendere cosa di me non ha più quel suono e cosa lo mantiene.
La curiosità è la chiave: cosa vive oggi nella nostra voce e nei suoi cambiamenti?
Cosa di me posso imparare, cosa scoprire, cosa ricordare?
Viaggerò comoda, con curiosità, sapendo di non sapere e accettando ciò che non potrò modificare. E non piangerò, non mi sentirò meno, non mi darò colpe.
La mia voce sono io, è mia responsabilità come il mio corpo e i miei pensieri, e sta solo a me trattarla bene e lasciare che fluisca accettandone i moti.
Nel frattempo, mi godrò il suono e il silenzio allo stesso modo.
La Voce è un’avventura bellissima. A tutte le età.
Il Viaggio dell’Eroe
Secondo il nostro punto di vista, il narratore ad alta voce deve avere dimestichezza con l’arte della narrazione da diversi punti di vista.
Abbiamo pensato di inserire in Academy un contenuto super-power curato dalla mitica Ilaria Boero a tema Viaggio dell’Eroe perché la lettura a voce alta ci chiede una chiara comprensione dei diversi ruoli/punti di vista, nonché una profonda conoscenza delle strutture narrative affinché si possa trasmettere la giusta intenzione a ciascun atto narrato.
Ilaria cos’è il Viaggio dll’Eroe?
Hai presente quella storia in cui l'eroe muore e risorge? O quella in cui il personaggio principale viene invitato a cambiare vita e rifiuta di farlo? Bene: lì dentro c'è il viaggio dell'eroe. E non solo lì: il viaggio dell'eroe è un mondo che merita di essere scoperto.
Che tu sia creatore, tramite o fruitore di storie, conoscere profondamente questa struttura aumenta la tua consapevolezza, efficacia e competenza narrativa. Se poi vuoi fare un passo in più e buttarti nella tana del coniglio, quello dell'eroe è un ottimo viaggio dentro di te.
Lo metto lo slogan? Sì, lo metto: Se lo conosci bene, lo racconti meglio.
E cos'è per te il Viaggio dell'Eroe, come lo vivi?
Uno strumento profondo di comprensione e di introspezione. Una mappa grazie alla quale comprendere e attribuire senso alla vita.
Come lo vivo?
Con scarpe leggere, storie in testa, tarocchi in tasca.
Il corso di Ilaria verrà rilasciato in Aprile nell’ecosistema della nostra Academy ;)
Ilaria Boero si occupa di tarocchi, viaggio dell'eroe e autoconsapevolezza.
E' scrittrice, insegnante, divulgatrice e podcaster seriale.
Cerca il senso, mangia cioccolata, legge libri fantasy.info@tarocchistudio.it / ilariaboero@gmail.com
www.tarocchistudio.it
https://instagram.com/tarocchistudio/
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Ma questo podcast arriva o no?!?
Ce lo chiedete in tanti: il podcast di Mettiamoci la Voce non ha chiuso i battenti, anzi…
Stiamo registrando nuovi episodi da gennaio ma siamo alle prese con quel famoso super-progettone-segreto di cui vi abbiamo accennato nella scorsa newsletter, che coinvolgerà anche il podcast quindi a breve potremo spiegare tutto, ma proprio tutto.
Promesso.
Io sono Marie Curie
Tra febbraio e marzo abbiamo prodotto l’audiolibro del nuovo titolo di Sara Rattaro, letto dalla nostra amica e collaboratrice Lucia Caponetto.
Lucia è voce degli ultimi libri di Sara, la accompagna alle presentazioni e ama così tanto i suoi romanzi da darvi voce in maniera incredibilmente coinvolgente (basta dare un’occhiata alle sue recensioni su Audible!).
Accompagnarla in regia è stato un piacere, e se solo potessimo farvi sentire i bloopers capireste perché è stato anche un gran divertimento.
Mille modi per fare voce
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Baci & abbracci
Ci risentiamo tra qualche settimana con aggiornamenti sul progetto super top-secret e nuove chiacchiere davanti ad un caffè.
Buona voce a tutte/i! 💋
Valentina, Maria Grazia, Francesco e Sandro